6-3 sabato.

Pensavo di dedicarmi a spese, bucato e giri in bici, ma dopo il giro si susseguono le urgenze in sala. Sembra che all'ultimo congresso panafricano di anestesia, cui ovviamente Some ha partecipato, abbiano sottolineato l'importanza dell'analgesia postoperatoria con oppiodi. E allora quale migliore occasione per iniziare di una maestra elementare con un orrendo ascesso ovarico, cui impostiamo un'infusione continua di morfina endovena? Bisogna solo stare mooolto attenti alle diluizioni, visto che la fiala è da 400 mg (per un attimo ho la visione di un enorme signore nero supersoddisfatto che si inietta tutta la fiala, poi mi viene il dubbio che sia per uso veterinario, ma pace, oggi ci serve)..la signora spera che Dio ci protegga, ma -considerato che la sua “piccola”, come la definisce lei, classe di 60 allievi l'aspetta- mi auguro che sia lei a esser protetta. Dopo una robusta sensibilizzazione degli infermieri del postoperatorio e un pattugliamento stretto della maestra, ci dichiariamo soddisfatti insieme a lei e ci dedichiamo alla seconda impresa della giornata: Bissirou. La nutrizione enterale sembra non funzionare granché, perché esce tutta dalla fistola duodenale, così ci lanciamo nel posizionamento di un cvc per iniziare una prudente parenterale: al letto del paziente, 40 gradi, non un esame della coagulazione..c'est l'anésthésie tropicale, direbbe Some. I rischi sembrano inferiori ai benefici, anche considerato l'interesse del mio collega, e con un po' di fortuna tutto va per il meglio. Bissirou dice che si sente già più forte e io incrocio le dita dei piedi, già che le mani sono occupate.

Il giro in bici salta del tutto, perché Kinda non migliora. L'abbiamo ricoverato e prosegue una robusta terapia con antibiotici. Chiunque passi gliene aggiunge uno. Poi arriva il cortisone. Il paracetamolo. Il ghiaccio. Le lenzuola bagnate. La febbre però resta alta. Gli esami del sangue non sono rassicuranti, ma verso sera sembra sentirsi meglio e fa anche cena. La malaria è così, dicono. Speriamo.