Betty racconta l'impatto con l'Africa, l'ospedale di Nanoro, il lavoro..  Si sentono, nelle sue parole, l'odore della terra rossa, il calore dei sorrisi, l'allegria dei colori...

 

"Oggi, come vi ho annunciato al telefono non c'è sala, ed è il primo giorno in cui si riesce ad organizzare un po' le confuse idee dei primi giorni qui, e soprattutto dei primi giorni in assoluto in Africa.Dunque, da dove partire...beh, in ordine forse è meglio.Il viaggio veramente liscissimo, a parte naturalmente le numerose turbolenze sopra il deserto e i sedili che ad ogni viaggio sembrano sempre più stretti; insomma, come dice Matte, volare non è assolutamente una cosa naturale per l'uomo!Una volta atterrati, però, ringrazi il cielo che esista un mezzo simile, la sensazione di quando scendi dall'aereo ed annusi un'aria completamente nuova e diversa dalla tua è veramente inebriante!Beh, a Uaga, alle otto di sera in settembre è pesante calda ed umida, ma veramente avvolgente.La coda lunghissima per essere registrati non pesa affatto, il solito caos comunque con un suo ordine, uomini donne ragazzi e bambini che guarderesti incantato per ore e dopo potrantini sorridentissimi che scherzano subito con Matteo facendogli il gesto di lanciargli lo zaino, insomma, ti rendi subito conto di quanto sono tristi i nostri sterili aeroporti.L'incontro con padre Isidoro all'aeroporto è divertente, sorridente, gli occhi ed il viso sono serenissimi ed il tocco accogliente e dolce, l'autista di una gentilezza strabigliante, cercavano una certa Giorgia che dovesse andare a Nanoro..... speriamo non sia ancora lì ad aspettare all'aeroporto!Prima di prendere la strada per Nanoro carichiamo dai camilliani di Uaga Padre Henrì, un chirurgo, in ritorno da Parigi, ha la malaria, fisicamente abbattuto ma ci accoglie con una strabigliante simpatia ed una disarmante ironia , fortunatamente parla benissimo l'italiano, così non ci perdiamo nemmeno una battuta.Uaga è caotica, miriadi di motorini e biciclette, gente ovunque, banchetti, carne alla brace, frutta cappelli stuoie, musica, è buio ma si capisce già che sono coloratissimi e non ti sembra affatto che ci sia stata da pochi giorni un'alluvione. Si paga il pedaggio ed iniziamo ad uscire da Uaga, abbiamo ancora circa un'ora e mezza di strada che si fa sempre più buia, poche macchine, qualche banchetto al ciglio della strada, biciclette senza luci, sino ad un incrocio, dove giriamo a sinistra, d'ora in poi solo terra battuta. Un incanto, la luna sopra la testa, terra rosso sangue battuta davanti a noi, ombre di alberi a destra e sinistra, caprette in mezzo alla strada, tratti di strada in cui ci sembra di guadare dei fiumi, i famosi barrage, finalmente.Frate Sorgho ci accoglie in comunità con birra e cibo buonissimo, inutile dirlo, anche lui ospitale caloroso e sorridente, infermiere anestesista, è felicissimo del nostro arrivo.L'allogiamento è in una struttura nuova, siamo i primi ad inaugurarla; è buio ma ci accorgiamo subito di essere in aperta campagna, la stanza è spaziosa, essenziale, una scivania di ferro, una sedia, due lettini, il bagno pulito, la luce a tutte le ore, ed un santo ventilatore al soffitto, veramente a nozze! Abbiamo l'ordine di riposare e di svegliarci con calma... siamo crollati dalla stanchezza.Il risveglio è stato un pò brusco, sono venuti a sbrandarci Gino, Mariavittoria, una studentessa di medicina e Padre Isidoro, finalmente conosciamo il famoso chirurgo, il primo approccio è positivo, un saluto veloce perchè sta scappando in sala, ci si vede più tardi.Ci prepariamo ed usciamo finalmente con la luce, verde brillantissimo ovunque, un sentiero fangoso rosso che ci porta in mensa dai Camilliani a fare colazione accompagnati dal benvenuto di bellissimi uccelli blu. Insomma pane marmellata the caffè serviti dal cuoco Hamadu, sorridentissimo.Bene, siamo pronti per il nostro primo giro dell'ospedale con Padre Isidoro: la struttura è nuova e ben tenuta, divisa in diversi padiglioni, appena entri a destra il blocco operatorio, il laboratorio, la radiologia con l'ecografia, il reparto di chirurgia femminile e maschile, la maternità; di fronte oltre il viale centrale la direzione la farmacia, la pediatria, la medicina generale e il centro studio della malaria.La prima impressione? rispetto ad i nostri ospedali? Quiete e colore, vestiti, lenzuola, stuoie tutto coloratissimo, Nel giro incontriamo Martina che corre dietro a Nasara (in morè uomo bianco) un bambino bellissimo, non sa come si chiama e l'unica cosa che è riuscita a farsi dire è Nasara. Martina è qui con su marito, Claudio, due scout, qui per le loro vacanze.Lascio Matteo con loro e vado finalmente in sala operatoria.Ben due sale operatorie che funzionano in contemporanea, una presala strettissima con ossigeno, ragazzoni altissimi sorridentissimi e affetuosissimi (non male!), il pallido Gino, Bob Marley in stereo, un fortissimo odore di alogenato. E' più Giamaica che Burkina! Stanno andanto due rachianesthésie con bupivacaina, un adenoma prostatico e una miomectomia. I pazienti sono monitorizzati con bracciale e saturimetro, ci sono i cavi per l'ecg ma inutilizzati, il catetere, un accesso venoso. Un Jolly per sala, la possibilità di monitorare la CO2, l' aspiratore, tubi e cannule sporchissime su un carrellino, carrello per l'anestesia disordinatissimo con farmaci scaduti e cose inutili. Le sale comunicano tramite finestre scorrevoli con la sterelizzazione, insomma, strutturalmente nulla da togliere ad alcune realtà da noi, se non meglio! Mi chiamano per mangiare, torno dopo per il pomeriggio, c'è da mettere su un calcolo renale.Il pranzo è sempre in mensa dai camilliani, riso pasta, carne frutta e birra, però! Si mangia assieme ai Camilliani, Claudio e Martina e conosciamo anche le due pediatre di Firenze, Elena e Cecilia, specializzande sono qui già da due mesi, ne devono fare quattro in tutto.Dopo un breve riposino in camera mi fiondo in sala, stanno per addonmentare la signora con il calcolo renale, 48 anni, magra, non parla e non sorride, c'è Gaetano alla testa pronto a ventilarla, gli chiedo se vuole che faccia i farmaci, acconsente, ha preparato diazepam 10 mg + atropina 0,5 mg come premedicazione, propofol 50 mg, Ketanest 100 mg, Sufentanil 50 gamma, Pancuronio e mi fa capire che darà anche dell'alogenato prima dell'induzione. Inizio a fare Diazepan ed atropina lentamente, ma arriva Somè che preferisce fare lui, mi scanso senza problemi, diazepan ed atropina sparatissimo, il resto a seguire nella stessa maniera, compreso il curaro, un pò di alogenato ,150 di frequenza cardiaca, e subito il tubo tutto giù compreso il mandrino, aiuto a controllare, ventila, 2% di alogenato, intanto la frequenza cardiaca sale a 160 bpm, ma mi dicono che non è alta!Insomma l'intervento parte, la pressione si alza, aumentano l'alogenato e mettono 100 mg di propofol nella sacca di fisiologica; durante l'intervento ogni trenta minuti 10-20 gamma di Sufentanil, la keta non capisco bene quando, ma seguono dei boli. Urine concentratissime, sempre tachicardica, pressione discreta, insomma non dorme ed è vuota. Chiedo dell'analgesia postoperatoria in questi casi con ferita laparotomica, hanno paura della morfina, fanno paracetamolo e novalgina. Il risveglio di questa paziente non l'ho seguito perchè Gino mi ha portato fuori.Questo il primo giorno in sala. La sera dopo cena una birra al villaggio.Le matin après una rachi per una prostata e nell'altra sala una generale con maschera laringea per un ernia ombelicale, facendo lo stessa ed identica induzione di ieri senza il curaro. Finisce l'intervento, ultimo punto, Somè sospende il gas, aspira, toglie subito la maschera, senza lavare neanche un pò di alotano......risveglio lunghissimo, naturalmente! Un dolore porco, su mia insistenza ha fatto solo un grammo di paracetamolo, loro l'analgesia postoperatoria la prescrivono per il reparto.Segue un ragazzo con osteonecrosi dell'ulna, plesso brachiale, faccio preparare tutto per vedere come lo fanno, c'è l'elettrostimolatore, si preparano due siringhe da 10 cc naropina 7,5 + xilocaina, e tira fuori l'ago da 12.... insomma il plesso l' ho fatto io chiedendo un ago più piccolo.Seguono rachi ed un taglio cesareo urgente sempre in rachi, con ipotensione, non usano sollevare il fianco destro, fanno efedrina, la ragazza, anzi la ragazzina, è agitata ed iperventila, desatura un pò, la faccio assistere in maschera,...la bimba la ventiliamo e massaggiamo in pò ma si riprende subito.Allora, il secondo giorno.....è stato veramente caotico, sono velocissimi , non faccio a tempo a girarmi che hanno già fatto una spinale o svegliato o dimesso il malato.Il terzo giorno di sala parte a rilento, non c'è corrente, ne approfitto per sbirciare cosa c'è in farmacia, disastro, chiedo a Matteo di aiutarmi con Suor Augustina; intanto loro mettono su due rachi per una prostata ed una isterectomia.Segue una narcosi di una signora con una stenosi pilorica da ulcera, faccio l'induzione con Gaetano, riduciamo il dosaggio del diazepam 5 mg, non è ancora d' accordo a non fare l'atropina ev , ha paura dell'ipersalivazione, facciamo il propofol e solamente il sufentanil; gli spiego che deve essere sicuro di riuscire a ventilare prima di fare il curaro, ventila, facciamo il curaro, l'esmeron che ho trovato in farmacia, si emoziona ed intuba in esofago, rifacciamo il tutto, e partiamo con l' alotano, gli faccio fare ancora del sufentanil all'incisione, seguiamo i liquidi, gli chiedo se è d'accordo a provare a somministrare della morfina prima del risveglio, acconsente; il mantenimento è stabile, la paziente non è tachicardica, mi chiamano fuori per valutare se fare un plesso ad un bimbino, rientro, l'anestesista che ha lasciato Gaetano in sala ha ridotto l'alotano, perchè la pressione si era un pò abbassata, la paziente è più sveglia, contrasta (non ti puoi girare un attimo!), la risistemiamo ed intanto faccio la morfina. Per il risveglio idem: sospendiamo il gas, mi giro veramente un secondo ed appena ritorno la paziente è stata già messa in manuale; gli spiego che è meglio farla ventilare ancora un pò in meccanica per far lavare un pò il gas, si risentono un pò , Gino mi aiuta, è stato difficile, ma alla fine capiscono; la paziente si è svegliata bene, senza male, anche se...........qui il male pare che non lo sentano, i pochi che parlano un pò il francese, ti rispondono sempre o che non hanno male oppure “un peu”.Allora..........che dire..............Sono sicura che ci siano posti peggiori!La prima reazione è stata: da dove iniziare? Non mi sono data una risposta precisa. Come vi ho accennato al telefono mi è venuto da entrare in punta di piedi, dicento loro che siamo qui per collaborare, anche io devo imparare a gestire una realtà completamente diversa dalla mia.Sono tutti gentili, simpatici e volenterosi, l'atmosfera è veramente rilassata. Hanno atteggiamenti stereotipati e viziati dalla paura; la chirurgia è andata avanti velocemente e loro devono correrci dietro, sostengono gli interventi che sono arrivati a 1500 l'anno in quattro, non male!Ora, come organizzare il lavoro? Idee e proposte le aspetto a braccia aperte.Ora vado, è di nuovo tardi e Gino deve dormire. Domani vi scrivo il resto, e vi racconto ancora un pò del villaggio di Nanoro e del viaggio indimenticabile fino a Uaga sul cassone della Toyota di Gino. ;) PS: leggo solo ora dove andranno a finire queste parole....bene allora correggete voi la forma e non fatemi fare brutta figura! "