Et voilà, la telenovela... un abbraccio grossissimo a tutti!! Grazie per le mail, le chiaccherate in chat e tutto il resto!! 14 novembre: (6° giorno)Oggi è sabato e niente sala operatoria. Al mattino ho fatto il giro con Henry nel reparto di chirurgia, facendo un bilancio dei risultati degli interventi di questa settimana. Tutti i pazienti sono contenti, io più vado avanti capisco che la medicina sfugge veramente ad ogni possibilità di comprensione: puoi studiare quanto vuoi, ma spesso vanno bene anche le cose fatte con i piedi. Mi stupisco non tanto delle cose che vanno male, quanto di quelle che vanno bene nonostante le condizioni igieniche diciamo precarie e la tecnica non proprio certosina. Un vero miracolo! Nonostante la sala fosse chiusa Somè e Kanga (due degli anestesisti autoctoni, veramente bravi) fanno comunque il giro dei malati, controllano le terapie e tengono a banda il codazzo di chirurghi che gira da queste parti. Un anestesista in reparto di sabato l’ho visto solo in Burkina!!Oggi sono tornati a casa Davide e Daniele, i due chirurghi di plastica. Peccato, in fondo erano molto simpatici e ci si divertiva insieme.Nel pomeriggio mi sono messo a studiare francese, sto facendo passi da gigante: ho scoperto che esistono 2 generi, conosco gli articoli, dove mettere gli aggettivi, il presente di essere e avere. Insomma, faccio la mia porca figura! Domani spero di riuscire a imparare ancora qualcosa.Ho scoperto che la mia scheda burkinabè funziona: sono riuscito a sentire Betty e il grande capo Paolo dal CTO e ho chiamato i miei ed Elena. Casa mi manca parecchio e sentire i tuoi cari al telefono è sempre molto emozionante!Oggi è stata anche giornata di pulizia e riparazioni: le bici sono state revisionate e così abbiamo ricominciato gli allenamenti. Henry mi ha spiegato un po’ di burkinabate, ad esempio che prima che venissero convertiti, si pensava che i popoli di qua fossero politeisti. In realtà non è mai stato così: hanno sempre creduto in un solo dio, ma che ritenevano così inavvicinabile da non potersi rivolgere direttamente a lui, ma a tutta una serie di intermediari che di solito erano rappresentati da antenati particolarmente buoni o meritevoli. Mi ha anche raccontato di come qui si ringrazi sempre dei favori ricevuti come se fossero stati fatti il giorno prima, anche se in realtà è passato anche molto tempo: questo perché abbiamo incrociato una donna che ha ringraziato il padre per qualcosa che lui avrebbe fatto ieri, ma lui non si ricordava né cosa avesse fatto, né di averla vista, non solo ieri, ma mai. Allora mi ha anche spiegato che qui è usanza che se io ricevo un favore da te, non vengo direttamente a ringraziarti, ma chiedo ad altre persone di farlo per me. Questo sia perché non sono degno di ringraziarti per il favore ricevuto, ,ma anche perché così un sacco di gente sa del bene che mi hai fatto. Interessante come concetto, un po’ complicato perché ora è quasi mezzanotte e mezza. Sì, perché dopo cena dovevo andare a prendere una birra alla bouvette in paese, con Antonio, lo specializzando di pediatria, ma mentre andavamo ci siamo fermati da uno scricciolo di due anni con la malaria cerebrale, che ha pensato bene di farsi venire le convulsioni, di andare in arresto respiratorio, di farsi rianimare per ben due volte e la terza di non ripartire più, ma di rimanere lì tra qui e l’aldilà, facendo un atto respiratorio ogni tanto. Più di così non si poteva veramente fare, ma dopo sto fatto la birra in effetti era un po’ amara. Morire a 2 anni di malaria fa proprio male al cuore!Dopo la birra ne è arrivata un’altra di 1 anno, 2,8 di emoglobina, disidratata, bucata almeno 10 volte per trovarle una vena da cui è uscita una roba che era talmente annacquata che io avrei faticato a chiamare sangue, ma almeno così poteva fare le sue belle trasfusioni, con gli unici due gruppi che sono rimasti nell’emoteca. Speriamo di vederla meglio domani. Intanto per provare a trovare la vena (che poi ha preso con una botta di culo tremenda l’infermiera) ho sudato come non mai e mi ha punto una zanzara proprio sopra il guanto. Boh, mi sarò preso la malaria anch’io!Sono dotato di rasoio e schiuma da barba e ho riscoperto il piacere di farmi la barba: adesso non sembro più un profugo italiano in Burkina e la gente mi guarda anche un po’ meglio.Domani è domenica e dovrei riuscire a riposare e studiare un altro po’… speriamo in bene!!
Un grosso CIAO a tutti... un altro pezzetto della mia avventura. Solo soletto in Africa ma con un sacco di gente che mi vuole bene attorno: grazie mille!!! 13 novembre (5° giorno a Nanoro):Yogurt conquistato!! Probabilmente non tanto per la corsa, ma perché a colazione mancava un po’ di gente. Comunque sia è proprio buono!!Mattinata in sala: ragazzo per amputazione di coscia per un sarcoma complicato dal fatto che la settimana scorsa facendogli la biopsia, gli hanno legato non cosa per cui aveva una gamba con un tumore e un’ischemia, probabilmente anche un’infezione, tanto che faceva un odore che neanche la mascherina riusciva a fermare. Intervento in anestesia spinale, così gli abbiamo risparmiato una generale. Non mi sembrava tanto impressionabile, più tardi vi dico com’è andata a finire. Nell’altra sala c’erano i plastici che facevano una caccia al tesoro nell’ascella di una signora operata al seno un po’ di tempo fa, alla lastra del torace un simpatico filo scuro indicava la garza che qualcuno aveva abbandonato e che ora i miei amici chirurghi andavano a recuperare.A mezzogiorno siamo partiti per Ouaga (partenza intelligente per non trovare traffico) per andare a litigare con il capo dell’ufficio bagagli smarriti dell’aeroporto, perché la valigia non si è ancora vista!!! Il traffico di una città africana all’ora di punta è una roba impressionante! Siamo passati dalla parrocchia dove ho dormito le prime 2 notti e ho scoperto una cosa interessante. Con i camilliani c’è sempre un piatto che ti aspetta dovunque tu vada: alle 15 andava proprio bene. Abbiamo incontrato p. Salvatore Pignatelli che è un pediatra dolcissimo che lavora al centre medical di Ouaga, molto interessato ai nostri progressi nella chirurgia del labbro leporino, tanto che ci ha trovato subito una bimba di 7 mesi con una labio-palatoscisi bestiale. Solo a vederla a momenti svengo e tutti quanti abbiamo concordato che probabilmente non è una chirurgia particolarmente adatta ad un posto come questo. Vi risparmio la litigata col burocrate dell’aeroporto (mi sentivo come Banana Joe negli uffici, eravamo vicini a picchiarli come nel film, ma ne abbiamo fatto a meno), ma vedo la mia valigia sempre più lontana. Tornando a Nanoro, siamo passati dai genitori di Henry, in un posto dove io non andrei neanche a spacciare. Beh la casa dentro non era poi male: pulita, ordinata, accogliente, soprattutto erano tutti contentissimi che avessi fatto loro visita, mi hanno subito preparato una sedia (avrei voluto spiegare che il mio culetto non ne poteva più di stare seduto, ma il mio francese non arriva a tanto), mi sono seduto e mi hanno offerto pure da bere. Mi pare decisamente fuori luogo, che io parta da uno dei paesi più sviluppati del mondo per scroccare ospitalità in Burkina Faso, ma tant’è!!Al ritorno grande chiacchierata con Henry, che è veramente un piccolo (di aspetto) grande (di cuore) uomo (non c’è bisogno di spiegazione). In effetti è giusto protestare per la valigia, non solo per riaverla indietro, ama perché un torto del genere può essere fatto a persone molto più povere, piccole e indifese, e quindi è giusto ottenere giustizia anche per loro! E chi ci pensava?! Abbiamo anche parlato un sacco del tipo di interventi che è giusto o no fare a Nanoro, tipo le tette da ringalluzzire del primo giorno, di perché, come e quanto dovrebbero pagare i pazienti (argomento decisamente interessante: lo sapete che i pazienti in Africa pagano?) e così via. Mi ha parlato anche del perdono, di come abbia due aspetti: chi lo da e chi lo riceve. Se chi lo riceve però non è pentito e non ammette la colpa, il perdono dato dall’altro è del tutto inutile! Aspetto che non avevo sempre considerato!Tornando ho scoperto quanto sia pericoloso guidare di notte, di come all’ultimo ti puoi accorgere che davanti a te c’è una bicicletta o un pedone, ovviamente entrambi senza fanali e di quanto sia buia la notte africana, della quantità incredibile di stelle che si vedono in quel buio e di come tutto sia permeato e sprigioni magia pura!Dopo cena (niente montone, ma riso e stufato di patate) giro dei malati della chirurgia. In alcune stanze ho quasi la sensazione che ormai mi aspettino, anche se dico solo buona sera quando entro e buona notte quando esco (non è che in effetti ci stai tutte queste ore…), annuendo di tanto in tanto e facendo mmmmhhhhh, che qui però tutti interpretano come avessi appena rivelato una verità ancestrale. Ho rivisto il bimbo che ieri non ho intubato (con un brividino lungo la schiena) e soprattutto il ragazzo dell’amputazione di stamattina. Io, vivessi qui e mi dovessero amputare una gamba, penso che preferirei fare il bagno nel barrage e farmi mangiare vivo dai coccodrilli (che pare ci siano davvero). Beh, era felicissimo, mi ha stretto la mano e aveva negli occhi stampata la scritta merci. Ha poi detto che lui è un uomo, che gli uomini non si sciolgono davanti ai fatti della vita, ma rimangono tutti d’un pezzo. Avrà 20 anni! Caspita che lezione!! Questo nostro progetto di cooperazione è del tutto fallimentare: io non sono in grado di insegnare a questa gente niente di così grande. Ricevo un sacco, troppo rispetto a quello che do, posso solo tornare mesto verso la mia stanzetta, guardando estasiato il cielo e l’effetto che fa guardare con gli occhi umidi un cielo stellato a Nanoro. Un abbraccio grosso... a domani Andrea