Sono vivo!Siamo al bar del paese a bere birra e mangiare pollo cn le mani! :-) qui tutto ok,c'è molto da lavorare ma riusciamo anche a divertirci! Saluti da tutti!

 

Venerdi 18.09.09
Questa sera fa veramente caldo, l'afa ti scioglie, ma ti purifica anche. Speriamo piova questa notte, rinfrescherebbe sicuramente un po', ma soprattutto sarebbe bellissimo essere svegliati da questo vento e questa pioggia africani, a tratti ti spaventano, ma come tutte le cose forti, ti emozionano e ti rigenerano.
Si voleva fare un giro al villaggio a prendere una birra, la musica lontana ci invita, ma siamo veramente un po' stanchi e queste pale sopra la testa alleviano un po' la fatica. E' una settimana che non si esce di qui, non vedo l'ora sia domani, Fra Sorgho ci porterà un po' in giro; poi domenica ci sarà il mercato qui a Nanoro con musica e balli, non sto più nella pelle, ho proprio voglia di svagarmi un po'. E' divertente gironzolare qui intorno, siamo in aperta campagna e la gente ti accolglie con una timidezza disarmante, i gesti sono gentili ed eleganti; ormai si sono abituati a noi, i bambini ti accompagnano in giro e la gente ti saluta con un “Salut docteur”.
Questa seconda settimana è stata veramente faticosa. Era partita benissimo: lunedì con Fra Sorgho Matteo Umberto e suor Augustina siamo riusciti a sistemare un pò il materiale accatastato in magazzino (l'ordine non è proprio di casa in Africa!),abbiamo capito cosa potevamo avere a disposizione e cosa no; abbiamo ordinato una sala operatoria (l'altra la sistemeranno loro!), riorganizzato il carrellino per l'intubazione, buttato maschere e tubi endotracheali ormai logori, usati e strausati, cambiato dei pezzi al ventilatore, sistemato il monitoraggio CO2, buttato farmaci scaduti. Insomma , dopo aver sbirciato in farmacia, risistemato un pò il materiale, mi sembrava che si potesse partire. Martedì ricominciano i tre giorni settimanali di sala operatoria ma.... arresto in sala, ripreso, si improvvisa una terapia intensiva per tutta la notte, la paziente muore il giorno dopo. Ho poco da aggiungere, era una malata difficile, non piaceva al chirurgo già in partenza, ed il rischio che potesse avere complicanze in sala operatoria era elevato, ma brucia forte ed ha bruciato a tutti. Ne abbiamo parlato tanto, ed è stata una lezione per tutti. Se bisognava organizzare le idee su come impostare la nostra presenza qui, allora la morte di Claudine le rappresenta tutte.
Si, la chirurgia va avanti, giungono malati da Uaga per farsi operare, l'ospedale sta andando avanti e sembra sia il migliore della zona, ma loro, gli anestesisti devono sicuramente rallentare un attimo e capire quali possono essere i loro limiti se vogliono correrci dietro.
Il malato deve essere ben valutato, bisogna conoscere le patologie, interpretarle e capire quali complicanze possono insorgere; qui c'è la radiologia, c'è l'ecografia, c'è il laboratorio, possono eseguire un ecg, le basi per una corretta valutazione ci sono. E' vero, l'intoppo è che qui i malati devono pagare tutto, e la maggiorparte non può permetterselo, ma parlando con Sorgho mi ha detto che la soluzione si trova sempre.
Non bisogna avere fretta, l'intubazione ha dei tempi, l'estubazione di più, i malati non vanno mandati subito in camera, i grossi interventi vanno monitorozzati nel primo postoperatorio ed il dolore deve essere trattato.
Non conosco altre realtà in Africa, ma questa mi sembra particolare, i tecnici anestesisti hanno molto a disposizione e devono riuscire a sfruttare tutto quello che hanno, soprattutto perchè sono in gamba e hanno voglia di crescere.
Vi abbraccio.

 

Grazie mille ragazzi, grazie.Ci piace avervi accanto, ci piace quello stiamo facendo qui, ci piace tutto quello che stiamo imparando; l'Africa è dura ed è morbida, è colorata ed è buia, è faticosa ed è leggera, è divertente ed è triste, ti fa male e ti porta alle stelle...come quelle di questa sera, tantissime, belle, luminose, vicine.... quasi le tocchi.Vi abbracciamo

 

Continua la missione.... dal diario di Betty

Oggi è domenica, da sei giorni qui a Nanoro, da sei giorni in Africa. Le idee sono forse un pò più chiare, su come funziona l'ospedale, sui personaggi che ci lavorano, sulle gerarchie, ma le emozioni, quelle, sempre più confuse.
Questa settimana è stata veramente un miscuglio vorticoso di percezioni, informazioni, conoscenze; le giornate sono state caotiche, veloci ed allo stesso tempo lunghissime.
Siamo stati praticamente sempre dentro la struttura tranne l'escursione a Uaga con Gino, una passeggiata al villaggio al tramonto e una visione spettacolare di un cielo stellato da un'osservatorio naturale, un posto veramente magico!
E' facile essere risucchiati dalla struttura, ospita gente diversa, o almeno in questa settimana ha accolto anche altri italiani con i quali ci siamo fermati e confrontati: Claudio e Martina, sposati, coetanei, due scouts in missione per la seconda volta in Africa, sono stati i nostri logistici, hanno fatto un pò di tutto, ma la loro impresa più grande è stata quella di aver riempito l'opedale di cestini per la spazzatura, fatti da un fabbro del villaggio, sono partiti tre giorni fa con l'intezione di tornarci il più presto possibile. Poi abbiamo conosciuto Enzo e Maria, due piacentini in pensione, malati d'Africa che stanno girando con un fuori strada (NB: per Paolo o Gian: lo vendono, è bellissimo!).
Loro sono stati ospitati da un'altra struttura religiosa, i Fratelli del Sacro Cuore, qui a due passi, che si occupa principalmente dell'istruzione dei bimbi e dei ragazzi della regione. Loro sono partiti ieri. L'ultimo italiano conosciuto è Umberto, ancora qui, anche lui ospite dei fratelli del Sacro Cuore, abita a Torino ma milanese di origine, osteopata, qui già da più di un mese, tutti i giorni è qui in ospedale ad accudire malati, soprattutto i bimbi.
Insomma, personaggi diversi ognuno con una motivazione diversa. Ed è forse proprio questa la principale caratteristica di questo posto, o almeno lo è stata in questa settimana.
I Camilliani sorreggono la struttura ospedaliera, suore, padri e frati, ma ci lavorano anche laici che sono la maggiorparte. Fra' Sorgho è il direttore dell'Ospedale infermiere specializzato in anestesia.
In questa prima settimana sono stata sempre in chirurgia, tre giorni in sala , gli altri ho segito il giro dei chirurghi. Matteo invece ha iniziato in pediatria per seguire le mamme nell'igiene dei bambini, ma è stato poi riassorbito in chirurgia, cercherà di far passare qualche nozione di igiene ambientale, agli infermieri ma soprattutto ai parenti. Ci sono ben 72 posti letto, ma possono arrivare a 90, inglobando alcuni posti della maternità. La stanze sono da tre o sei posti letto, ci sono le zanzariere alle porte, ma vengono sempre lasciate aperte, dando libero accesso a mosche e cantaridi, quest'ultime se ti pungono provocano un'ustione profonda. La maggior parte dei letti ha le zanzariere, ma oggi Fra Sorgho ci spiegava che molti se le portano via quando vengono dimessi.
I primo giro in chirurgia con Padre Henrì l'ho fatto di sera, interminabile, i malati non finivano più, c'era un caldo infermale ed un'umidità spaventosa, odori fortissimi di sudore misti ad urine. Ogni paziente è accompagnato da famigliari, dormono per terra su delle stuoie : mamme con a seguito bimbi che non si possono lasciare a casa, nonne con nipoti, fratelli, genitori che accudiscono i loro figli; le stanze da sei divengono da quindici. Cateteri vescicali e drenaggi riversi a terra dove è facile trovare anche del fango e terra visto che siamo ancora in piena stagione delle piogge. Sfido chiunque a non farsi prendere dallo sconforto, ma vi assicuro che l'aria è si viziata da odori forti e sgradevoli, ma è comunque carica di qualche cosa d'altro: nell'ultima stanza quella sera mi sono accorta di quanto colore ci fosse, lenzuola, stoffe e stuoie variopinte, tegami e stoviglie, acconciature varie, abiti bellissimi, cristiani e mussulmani assieme, visi malinconici, ma pronti ad esplodere in un sorriso.
Insomma, Matteo ha semplicemente pensato a dei ganci per appendere cateteri e drenaggi ai letti; ad alcuni cartelli illustrati, e cosa più difficile ad alcune nozioni di igiene del malato da trasmettere ad una figura che si occuperà di questo.
La chirurgia qui è cresciuta, gli interventi sono diversi, da semplici ernie, a gozzi, ad isterectomie e miomectomie, calcoli renali, fratture, amputazioni, tagli cesarei, perforazioni intestinali, tumori alle mammelle, gastici, linfomi. Mi sono chiesta il senso di alcuni interventi qui: il voler superare certi limiti è arrivato anche qui, forse. Fra Sorgho mi raccontava di screzi tra chirurghi ed anestesisti su alcune indicazioni chirurgiche in malati terminali...vi ricorda mica qualche cosa?
Tutto il mondo è paese: parli con il chirurgo che dice che opera tutto e tutti, parli con l'anestesista che dice che bisogna impostare assolutamente dei limiti!
Solo oggi siamo riusciti a parlare, e Fra Sorgho mi ha detto che una delle prime cose da definire sono le indicazioni chirurgiche e che è assolutamente necessario impostare dei limiti. Non posso che essere d'accordo!
I chirurghi sono stati formati da Gino, chirurgo italiano, ormai qui da sette anni, sono assolutamente discreti e sufficientemente puliti.
Gli infermieri anestesisti sono cinque: Fra Sorgho, il responsabile; Gaetano, il facente funzioni, in quanto Fra Sorgho come direttore della struttura è spesso assente; ci sono poi Somè, Hato e Zongo.
Solo oggi sono riuscita ad avere un'udienza con fra Sorgho, gli ho chiesto che mi aprisse la sala operatoria per vedere assieme le cose da fare e sistemare.
Sorgho è il più preparato, ha studiato un anno a Roma, ha imparato molte cose e vorrebbe applicarle qui; sa dove sbagliano e riconosce gli errori, ma gli altri non lo seguono; ha bisogno che si correggano vizi e che si formino gli infermieri anestesisti; mi ha parlato anche di centrali, cateteri puridurali per l'analgesia (sui quali gli ho detto che ho molti dubbi, visto le condizzioni igieniche!), blocchi, elastomeri,pompe siringa; vorrebbe creare una semi-intensiva, in effetti lo spazio c'è ed è munito di ossigeno. C'è anche un emogasometro, inutilizzato perchè quando si stacca la corrente bisogna poi cambiare tutto il kit ed è uno sperco. Ci sono armadi pieni di roba inutilizzata, sporca e in disordine, centinaia di tubi, sondini nasogastrici, maschere laringee, Venturi , cateteri vascolari centrali, aghi da elettrostimolatore, tracheo, sondini da aspirazione a circuito chiuso, ho trovato anche uno Swan-Ganz, (non so veramente chi possa mandare certe cose!), elastomeri, cateteri peridurali, moltissimi kit sterili per spinali, aghi da spinale, tubi per l'intubazione selettiva, e sicuramente mi sono dimenticata qualche cosa. Le sale sono tutte da riordinare, anche qui c'è di tutto mischiato sporco scaduto. Ho reclutato Matteo e Umberto domani iniziamo a mettere in ordine con fra Sorgho e suor Augustina.
Come vi ho accennato, in questi giorni ho voluto vedere come lavorano, ho fatto poco ed ho principalmente chiesto ed osservato.
Ho sbirciato in farmacia ed ho visto quello che hanno a disposizione; domani iniziamo a riordinare per vedere bene che materiale c'è, così martedì si ricomincia in sala con le idee più chiare.
Insomma in sala mi chiamano scherzosamente General....e allora che ordine e disciplina sia!

 

Betty racconta l'impatto con l'Africa, l'ospedale di Nanoro, il lavoro..  Si sentono, nelle sue parole, l'odore della terra rossa, il calore dei sorrisi, l'allegria dei colori...

 

Leggi tutto: Missione Burkina ..adesso vi racconto (da Betty Giordano)
 

Ultime notizie da Nanoro:8-9 interventi di grossa chirurgia al giorno, qualche problema con i farmaci di anestesia, che Betty sta risolvendo insegnando alternative sostenibili. Gino (il chirurgo che lavora lì) è molto contento del lavoro iniziato e ci chiede se c'è la possibilità di inviare anche ortopedici. Ci sono molti pazienti e i sanitari del posto sono in gamba con molta voglia di imparare. Matteo sta lavorando con gli infermieri delle corsie sull'igiene dei pazienti.

 

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