20 novembre (12° giorno a Nanoro)Il venerdì qui in teoria non si opera: infatti abbiamo fatto gli interventi più grossi della settimana. Nella sala piccola abbiamo sistemato il nuovo letto operatorio, collaudato con un fissatore esterno per una frattura di bacino. Trattasi di ragazzone finito sotto le ruote di un camion dopo un incidente mentre lui era su una delle motociclette che usano qua (modelli che in Europa non esistono, gli unici che qua resistono). Portato all’ospedale di Ouaga (principale ospedale civile del paese), gli hanno spiegato che non potevano fare niente per lui e che andasse a farsi curare da un’altra parte: infatti eccolo a Nanoro. Secondo intervento ortopedico: amputazione di spalla per un sarcoma del braccio. Qui piccola chicca anestesiologica: sotto lo sguardo curioso del prof. Somè (uno degli anestesisti di qui, probabilmente il migliore) abbiamo realizzato quello che è se non il primo sicuramente uno dei primi blocchi perinervosi continui. Un bel cateterino con approccio interscalenico, grande gioia di tutti e paziente che non si è lamentato minimamente del dolore: una bella soddisfazione. L’unico problema è che non essendoci elastomeri, ho messo su una pompa siringa e questa notte devo andare a rifornirla di anestetico, ma per la fama e la gloria questo ed altro!! In realtà l’unica cosa che mi fa uscire dal letto sono gli occhi del figlioletto del paziente che mi guarda un po’ curioso e un po’ spaventato. Nell’altra sala intervento per un tumore del colon, già operato qualche mese fa, con una bella recidiva. Morale della favola, siamo usciti dalla sala alle 17.15. meno male che il venerdì non si opera! Va da sé che è saltato anche il giro in bici.L’hernia du siecle è ancora vivo, Matusalemme operato alla prostata per problemi sessuali pure, mentre è arrivata un’altra signora che non so neanche se passa la notte. Fare il giro visita di sera è veramente bello! Guardarli negli occhi, stringere decine di mani, sorridere, sentirsi dire coraggio da loro (e non viceversa), salutare, visitare, toccare, carezzare, dire due parole in morè e quattro in francese: che esperienza!Abbiamo messo a punto la macchina dell’emogas. Pare sia l’unico a saperla usare e ogni tanto arriva qualcuno a chiedere un prelievo arterioso. Ormai giro con la borsa e l’eparina in tasca, faccio il prelievo e corro al laboratorio per leggere l’esame, e se ne scoprono delle belle!Stasera con una nuova diavoleria ci siamo collegati con altri amici di Rainbow per una specie di conferenza radio usando internet: veramente notevole! È sempre bello sentire anche le voci degli amici, oltre che contattarli tramite mail o chat.Dopo la conferenza, birrozzo alla buvette con Antonio, il pediatra. È arrivato anche Pierre, un infermiere che lavora in medicina. Curiosa la conversazione con un ragazzo di qui, seduti in un dehor sulla strada principale di Nanoro a bere birra in un posto dove il 97% delle persone che conosco neanche ci poserebbero lo sguardo. Mentre eravamo lì abbiamo visto la stella cadente più grande e lunga della mia vita. Qui le etoile filant (che non sono quelle di carnevale) sono grosse e durano veramente un’eternità: bellissime, mentre le guardi fai in tempo a pensare a mille desideri, non come in Italia. Speriamo si avverino tutti, non solo i miei, anche quelli di tutti quelli che guardano queste meraviglie sotto il cielo del Burkina Faso.Vado a ricaricare la pompa con l’anestetico locale… poi a nanna…