Mentre a Torino nevica qui è dificile scendere sotto i 35 gradi, l'umidità è intorno all'80%, ma il posto è bello e stimolante. Una grande collina sovrasta la città, allegra, casinista, dove tutti suonano il clacson delle poche auto (in gran parte di organizzazioni umanitarie) e della miriade di moto e bici che corrono sulla terra rossa e sulle rare tracce di asfalto (la strada che dalla capitale passa di qui e va a nord). L'ospedale è il tipico district hospital africano, ha 4 medici , una ventina di infermieri e personale tecnico e ausiliario, dispone di laboratorio (tutto manuale perchè alcune attrezzature donate sono arrivate qui non funzionanti) e radiologia (un portatile..), ci sono 2 sale operatorie, ma ossigeno solo dai concentratori e niente aria compressa, così le narcosi si fanno ventilando a mano o con la ketamina. Però hanno molta voglia di imparare e fare, un direttore giovanissimo molto collaborativo, che vede lungo nel futuro dell'ospedale e con cui siamo subito andati daccordo.
Molto lavoro da fare, questa città è riferimento per tutto il nord del paese e tutti ci chiedono di aiutarli per il problema trauma (strade e miniere sono fornitori generosi di pazienti), non c'è pronto soccorso, ma hanno capito che bisogna cominciare a rispondere alle emergenze e persino l'esercito è interessato a formare i suoi infermieri. La gente sorride e anche se sono sempre un "apoto", un bianco, è facile fare amicizia. Mi godo ancora un po di caldo e di africa, tra un po' si torna a casa.
A de go (arrivederci in Krio) Torino, ciao Paolo